Abbiamo portato dei fiori alle 10,30 sulla sua tomba ricordando il suo impegno in via per la pace nel mondo.
Propongo di seguito un articolo pubblicato a mia firma su “Momenti”, che sinteticamente traccia la figura e l’opera dell’illustre concittadino riberese.
Giuseppe Ganduscio, un
riberese
ancora tutto da scoprire
di Totò Castelli
Come ho avuto modo di
sottolineare nel corso della recente cerimonia di premiazione della quinta
edizione del concorso nazionale di poesia “Giuseppe Ganduscio, una poesia per
la pace”, promosso dall’associazione “Amici della Terza età – Auser”, guidata da bruna
Branchini Palminteri, il pacifista riberese Giuseppe Ganduscio è uno dei
personaggi illustri della città di Ribera che bisogna conoscere ancora di più e
meglio. Non solo per l’impegno che ha messo nel corso della sua giovane
presenza sulla terra a favore della diffusione della “cultura per la pace”, accanto
ad uomini del calibro di Aldo Capitini; non solo per quella sua grande passione
per la musica e per quella sua splendida voce tenorile che lo ha portato ad
essere soprannominato “Beethoven”; non solo per il suo impegno politico nella
lotta per il riscatto del popolo riberese impegnato nell’occupazione di terre
incolte e produttive per farle diventare fonte di ricchezza e di benessere per
molti; non solo per quel suo amore per la ricerca dei canti popolari, alcuni
dei quali magistralmente eseguiti dalla mitica Rosa Balistreri, alla quale,
finalmente, anche nella “città delle arance”, perché no, grazie allo stimolo
continuo da parte di chi scrive, nei confronti di chi, distratto dai problemi
politici in passato non ne ha capito la portata
è stato assicurato un minimo di riconoscimento e di ricordo pubblico
intestandole una via della città, come già fatto in passato, meritoriamente
anche per Giuseppe Ganduscio; ma anche e soprattutto per quel suo vedere la
cultura, alla maniera “gramsciana”, come lievito fondamentale per lo sviluppo
armonico di una società, che, perdendo la bussola della cultura sforna ogni
giorno mostri incredibili, violenze, sopraffazioni, guerre e con esse
distruzioni e morti. Ganduscio a Ribera non è Francesco Crispi, al quale, per
carità ognuno la può vedere come meglio crede, è stato dedicato un costoso
monumento nel cuore di una città che Crispi mal sopporta, peraltro, malgrado
sia passato alla storia anche come uno che “ha fatto sparare ai contadini
siciliani” inermi. Ganduscio non ha mai sparato contro contadini inermi, tutt’altro,
ha lavorato per il loro riscatto sociale e umano. Per questo un monito che da
queste colonne voglio continuare a lanciare: si lavori, a livello
amministrativo e politico, per far conoscere di più e meglio questo personaggio
di cui l’Auser si è, meritoriamente accorta, qualche anno fa. La “città delle
arance” renderebbe il giusto riconoscimento ad un uomo che tanto si è speso per
il bene dell’umanità, e che ha lasciato musiche, libri, poesie, pensieri che
meritano solo di essere promossi e portati all’attenzione soprattutto delle
nuove generazioni perché prendano spunto per comportamenti positivi e forieri
di benessere per l’umanità intera.
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